Matematica
è utopia?
Quando si chiede a un matematico come si possano conciliare i due termini, utopia e matematica, viene risposto che bisogna innanzitutto definire che cosa si intende esattamente con il termine "utopia" e che non si può parlare di utopia in ambiente scientifico, dal momento che la scienza si basa su assiomi certi e il metodo scientifico, basato sulla dimostrazione, non può presentare aspetti utopici.
Comunque, la più grande aspirazione del matematico è quella di applicare la dimostrazione a tutto. Si può vedere, per esempio, un aspetto utopico nella volontà, nel tentativo, nell'illusione di riuscire a decifrare tutta la realtà servendosi solamente di strumenti matematico-scientifici. In questo senso, generalizzando, si potrebbe quindi risolvere il problema utopia-scienza, affermando che non sono utopici i principi, le basi su cui si fonda la scienza, bensì gli obiettivi che essa si pone.
Le
basi, gli assiomi sono certi, abbiamo detto. Ma questa conquista
della certezza del punto di partenza della scienza, ottenuta, dopo
secoli di ragionamenti e speculazioni filosofiche, nel corso del
Seicento, grazie a Copernico, Keplero, Galileo e Newton può essere
messa in dubbio. Il matematico, come abbiamo detto, vuole capire
tutto con la dimostrazione: la dimostrazione è il mezzo che dà al
matematico la certezza delle cose (problema della verità), la
dimostrazione consiste nel ricavare un'asserzione da un'altra usando
il ragionamento. In altri termini, per dimostrare un'asserzione
(teorema) bisogna partire da altre asserzioni, le quali a loro volta
hanno bisogno di essere dimostrate, il che fa capire che non si può
dimostrare tutto perché da qualche affermazione bisogna pur partire.
La matematica deduttiva, perciò, non viene presentata come una
scienza sperimentale i cui teoremi devono essere accettati in quanto
sono in accordo con l'osservazione. Questa idea, cioè che una
proposizione possa essere stabilita come conclusione di un
ragionamento logico esplicito, risale agli antichi Greci i quali
scoprirono quello che è noto come il "metodo assiomatico"
e lo usarono per sviluppare la geometria in maniera sistematica. Gli
assiomi costituiscono le "fondamenta" del sistema, i
teoremi sono le "sovrastrutture", e sono ottenuti dagli
assiomi con l'ausilio esclusivo dei principi della logica.
Nel
Novecento il tramonto definitivo di questa impostazione logica è
dovuto a Kurt Godel che in un articolo del 1931 affronta i problemi
centrali e i fondamenti della matematica e dimostra l'impossibilità
di ottenere coerenza e completezza dalla disciplina deduttiva. Quindi
la più grande aspirazione dei matematici non si può realizzare: è
un'utopia.
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